Bibliografia :
Larson, Mildred L., Meaning-Based Translation. A Guide to Cross-Language Equivalence, Lanham-New York-Oxford: University Press of America; 1997: pp. 195-204.
17.1 Parole chiave
17.2 Termini simbolici
17.3 Combinazioni di parole e false traduzioni letterali
17.4 «False friends»
17.5 Componenti implicite ed esplicite di significato
Esercizi
Ogni progetto di traduzione avrà le sue particolari difficoltà, ma un problema comune a tutte le traduzioni è sicuramente quello di trovare le equivalenze appropriate per le parole chiave.
Le parole chiave sono parole che vengono usate ripetutamente in un testo e che sono cruciali per il tema della pagina.
Un testo può avere più parole chiave. Il traduttore deve identificarle e usare sempre uno stesso termine per ogni occorrenza della medesima parola chiave.
I procedimenti di analisi dei termini sono i medesimi già illustrati in precedenza, ma bisogna dire che la ricerca di un'equivalenza appropriata è più importante per questi termini che per gli altri.
Se una parola chiave non è tradotta in modo corretto, il senso centrale del testo rischia di non essere compreso. Se una parola chiave non è tradotta sempre allo stesso modo, la pagina risulterà meno coerente e il senso meno chiaro.D'altra parte, non si userà la medesima parola se i contesti sono diversi.
Si immagini di tradurre un testo del Vicino Oriente che parli di chiesa, sinagoga e moschea, nella lingua di una cultura che non conosce luoghi di culto. Bisognerà prima identificare il componente comune a questi tre termini (luogo riparato usato per scopi religiosi) e poi il componente che li differenzia (usato da cristiani, da ebrei, da musulmani).
La difficoltà nel tradurre le parole chiave progredisce passando dai termini materiali a quelli sociali e politici, e infine a quelli religiosi. Soprattutto nei casi più difficili sarà utile considerare le parole per area semantica, e non individualmente.
Se si devono tradurre i termini tabernacolo, tempio, sinagoga, bisognerà individuare componenti più specifici sia comuni sia differenziali. Prima di scegliere il termine più appropriato per ciascuno termine di questo gruppo, sarà bene confrontarlo con i termini che si pensa di usare per gli altri termini del medesimo gruppo, arrivando così a stabilire un set semantico omogeneo e ben differenziato.
Se le due culture di partenza e di arrivo sono molto diverse, sarà necessario ricorrere a dei termini di importazione anche per le parole chiave. In questi casi estremi, tuttavia, sarà indispensabile che le espressioni usate (parola importata e modifica aggiunta) siano del tutto naturali sia semanticamente sia grammaticalmente. Se questo non è possibile, sarà occasionalmente meglio usare un termine anche non del tutto corrispondente, purché però sia naturale. Si provvederà poi nel contesto a correggere gli scarti di senso introdotti in questo modo.
In alcuni testi, poi, ci possono essere della parole chiave particolari, chiamate "token words", "parole-marchio", ad esempio parole che caratterizzano un'epoca, o un luogo, o uno stile, una moda, ecc. Queste parole in genere saranno semplicemente translitterate. Sipensi, ad es., alle parole plaza o patio, in un racconto che voglia riprodurre un ambiente spagnolo.
Talvolta, alcune parole chiave possono acquisire un valore simbolico, aggiungendo un senso figurativo o metaforico a quello principale. In questi casi, sarà necessario intervenire con degli aggiustamenti nella traduzione.
Ciò capita più spesso nei testi religiosi o politici. Nella traduzine si farà attenzione a non perdere queta componente simbolica del termine chiave usato.
In tutte le lingue ci sono delle combinazioni di parole che funzionano come un solo termine. Nelle lingue elaborate, molte di queste combinazioni di parole sono elencate di fatto come singoli "ingressi" in un dizionario. È possibile tuttavia, in ogni lingua, creare sempre delle nuove combinazioni di parole. Il tedesco o l'ungherese hanno per questo una maggiore propensione che non altre lingue.
In queste combinazioni, il senso dell'insieme non è automaticamente il senso della somma delle parti. Ad es., il francese pomme de terre non significa "mela di terra", ma "patata". Così di ogni combinazione bisognerà conoscere il suo esatto significato, come se si trattasse di un termine unico.
I "false friends" sono delle parole che nella lingua di partenza appaiono molto simili ad altre parole nella lingua di arrivo (perché ad esempio sono parole imparentate in qualche modo), ma in realtà hanno un diverso significato. Ad es., salida in spagnolo è un "false friend" di salita in italiano, in quanto significa invece uscita.
I "false friends" possono essere tali o per parentela delle lingue o anche per prestito fra di esse. Molte delle lingue amerindie del Messico hanno preso in prestito delle parole spagnole, ma in seguito queste parole hanno sviluppato un significato diverso da quello originale. Il traduttore quindi farà attenzione a non supporre che un termine importato abbia il medesimo significato che nella lingua di origine.
Ciò può succedere anche per dei concetti che possono sembrare simili nelle due lingue o nelle due culture. Si prenda ad esempio il gesto di "tagliare dei rami dagli alberi e stenderli sulla strada" (cf Mc 11,8). Era facile fare una traduzione in una lingua africana equivalente per quanto riguarda la forma. Tuttavia, si rivelò che il gesto in quella cultura africana significava "impedire l'accesso ad una persona", esattamente l'opposto dell'onore inteso nel testo evangelico. La difficoltà fu ovviata sostituendo "rami di palma" e ndicando la funzione onorifica del gesto.
A furia di parlare di dissimmetria tra le equivalenze lessicali delle lingue, può venire spontanea la domanda di come sia possibile in fin dei conti una reale traduzione! La risposta positiva viene dal fatto che in realtà non si traducono delle parole ma delle frasi, cioè il significato tale dellaprole in combinazione. Sarà il contenuto della prossima parte (lez. 18-37).
Prima di lasciare l'aspetto lessicale, però, è utile ancora ricordare che, nel processo di traduzione, alcune componenti di senso passeranno da esplicite ad implicite, e viceversa. Ciò dipende dalla natura delle lingue. Ci sarà sempre qualche perdita o qualche guadagno di senso.
Tuttavia, un traduttore si avvicinerà tanto più al traguardo del suo compito quanto più sarà consapevole delle differenze tra le due lingue su cui lavora, attraverso un'attenta analisi del significato sia referenziale sia situazionale del testo sorgente, e attraverso una scelta di forme naturali e chiare nella lingua di arrivo.