Bibliografia :
Larson, Mildred L., Meaning-Based Translation. A Guide to Cross-Language Equivalence, Lanham-New York-Oxford: University Press of America; 1997: pp. 179-193.
16.1 Forma e funzione
16.2 Equivalenza attraverso modifica di un termine generico
16.3 Equivalenza attraverso modifica di un termine di importazione
16.4 Equivalenza attraverso un sostituto culturale
Esercizi
Forse uno dei problemi più difficili per un traduttore è quello di trovare una equivalenza lessicale per cose od eventi che sono sconosciuti alla cultura di arrivo, e per i quali perciò non esistono termini equivalenti nella lingua in cui si traduce. Questo può accadere a causa di differenze di geografia, di costumi, di credenze, di visione del mondo ecc.
Si tratta quindi di introdurre un concetto nuovo presso i destinatari della traduzione.
Le scelte possibili in questi casi sono fondamentalmente tre:
1) usare una parola generica con una frase descrittiva;
2) usare una parola in prestito;
3) usare un sostituto culturale.
Ognuna di queste scelte può presentare dei problemi. Ogni volta si dovrà esaminare quale di queste scelte si presenta come più opportuna nel contesto. Il problema si fa ancora più critico quando il testo sorgente in questione contiene delle parole chiave sconosciute nella lingua di arrivo (cf cap. 17).
Quando nel testo sorgente si incontra un concetto o un termine sconosciuti nella lingua di arrivo, è importante anzitutto capire bene il significato e l'uso del termine nel suo particolare contesto (vedi ananalisi componenziale, lezioni 6.7.8). Ciò significa anche determinare qual è il punto pertinente della comunicazione, qual è il vero intento dell'autore o del testo.
Per far questo, si ricordi che COSE ed EVENTI possono essere osservati o dal punto di vista della forma o dal punto di vista della funzione. Questa distinzione è molto importante per trovare una equivalenza lessicale più appropriata.
Es. Una penna biro e una penna d'oca hanno diversa forma, ma stessa funzione, quella di scrivere. In una cultura, un cane può avere la funzione di animale da caccia, in un'altra può avere la funzione di animale da compagnia.
Si possono dare quattro casi:
a) Una COSA o un EVENTO hanno stessa forma e stessa funzione nelle due lingue. Ad es. : orecchio e ascoltare, hanno probabilmente stessa forma e stessa funzione in tutte le lingue.
b) Stessa forma ma diversa funzione. Il pane può esistere nelle due culture e nelle due lingue, ma mentre in una costituisce il principale cibo quotidiano, in un'altra può invece essere un cibo speciale o raro usato solo per certe circostanze. In questo caso, ad es., nella domanda del Pater "dacci oggi il nostro pane quotidiano" sarebbe meglio usare un termine generico "cibo" per evitare equivoci.
c) Forma diversa o assente, ma stessa funzione presente. Es. : in alcune culture, come quelle delle foreste tropicali, il pane può mancare del tutto, mentre la sua stessa funzione è assolta da un altro frutto come la manioca. Pane e manioca hanno forma diversa, ma medesima funzione.
d) nessuna equivalenza di forma e di funzione. Es. : nei testi del Vicino Oriente si parla di pecore con la funzione di animale per il sacrificio. Ora, nelle culture delle foreste tropicali non solo non ci sono pecore ma nemmeno c'è l'idea di usare animali per sacrificarli in vista di ottenere perdono dalla divinità. Il traduttore dovrà ricorrere a una frase descrittiva sia per la forma sia per la funzione.
Tutto questo vale non solo per le COSE ma anche per gli EVENTI.
Ad es. : correre probabilmente avrà una forma e un senso equivalenti in tutte le culture e le lingue; battersi il petto, invece, ha il senso di manifestare pentimento e rimorso nel giudaismo, mentre nella cultura Otomí del Messico significa mostrare rabbia e disapprovazione.
Quando la funzione di una COSA o di un EVENTO siano sconosciute nella lingua di arrivo, mantenere la forma senza chiarire la funzione può portare a equivoci.
Quando sia la funzione sia la forma siano sconosciuti, il traduttore dovrà intervenire con degli adattamenti, tenendo presenti i seguenti due principi:
1) la forma cui una parola fa riferimento può essere sostituits, omessa, descritta, o adattata in qualche modo per evitare una comunicazione nulla o sbagliata o confusa;
2) la funzione cui un termine fa riferimento può essere resa esplicita per evitare una comunicazione nulla, o sbagliata o confusa.
Discutiamo ora le implicazioni di questi due principi.
Quando un termine del testo sorgente non esiste nella lingua di arrivo, sarà quanto mai opportuno analizzare il termine di partenza per precisarne i componenti di senso generici, i componenti differenziali, e la funzione nel contesto. Da questa analisi si potrà trarre una equivalenza adeguata.
Se si decide di usare un termine generico con delle modifiche intese a comunicare i significati contestuali più particolari, si avranno quattro tipi di possibili modifiche:
1) esplicitare la forma
2) esplicitare la funzione
3) espicitare sia la forma sia la funzione
4) adattare la COSA o l'EVENTO sconosciuti attraverso la rassomiglianza con una COSA o un EVENTO presenti nella lingua di arrivo.
Alcune volte potrà bastare anche il solo uso del termine generico, se
l'attenzione non verte su altre componenti particolari di significato o su una
funzione.
Il più delle volte, altre modifiche saranno opportune per chiarire o per la
forma o per la funzione.
Talvolta, infine, sarà necessario modificare il termine generico sia per
la forma sia per la funzione.
A titolo di semplice indicazione, ecco un elenco di termini presenti nei testi biblici, per i quali è stato necessario in alcune traduzioni intervenire con modifiche riguardanti la forma:
tesoro
mare
vino
frumento
incenso
Per i seguenti termini, invece, è stato necessario intervenire con modifiche riguardanti la funzione:
centurione
sinagoga
nave
ancora
timone
Per i seguenti termini, infine, è stato opportuno intervenire sia per la forma sia per la funzione:
vela naestra
torchio
dadi
Termini per i quali è stato necessario usare una rassomiglianza:
timone : cosa come un remo (Sierra otomí, Messico)
lupo: animale simile a un cane selvaggio e feroce
Quale tipo di intervento operare, dipenderà dal particolare contesto. Un termine che è determinante per la comprensione del paragrafo, sarà tradotto con più precisione rispetto a un termine che invece è solo incidentale o secondario per la comprensione dell'insieme. Un termine che è importante nel testo per la forma sarà modificato per la forma, un termine che è invece importante per la funzione sarà modificato per la funzione.
Due attenzioni o regole da ricordare:
1) individuate i principali componenti di senso del termine nel contesto e assicuratevi che siano inclusi nella comunicazione;
2) verificate che nessun componente di senso sia trascurato o omesso
3) la modifica introdotta dev'essere la più corta e la più semplice possibile, per non distrarre l'attenzione dal punto centrale della comunicazione. Modificazioni complicate rendno complicata anche la comprensione del testo.
Un termine di importazione è un termine derivato da un'altra lingua e sconosciuto alla maggior parte dei parlanti la lingua di arrivo.
Termini di importazione sono in genere usati per i nomi propri di persone, luoghi, aree geografiche, ecc. In genere, può essere utile accompagnarli con un termine classificatore, così che risulti chiaro se si tratta di una persona, di una città, di un fiume, ecc. Altre volte si potrà seguire la via di un termine generico seguito da una modifica che riguardi la forma ola funzione.
Termini di importazione accompagnati da un classificatore:
colomba : un uccello chiamato colomba
pasqua : una festa chiamata pasqua, festa della pasqua
Giordano: un fiume chiamato Giordano, fiume Giordano
leone : un animale chiamato leone
levita : un giudeo del gruppo chiamato levita
Termini di importazione con l'aggiunta di una modifica riguardante la forma, ola funzione, o entrambe:
sacerdote: un sacerdote, la persona che si interessa delle cose date a Dio
(Kalinga, Filippine)
ancora: ferri chiamati ancore, legati a una fune per fermare la barca (Teutila
Cuicatec, Messico)
Satana: satana, il capo dei demoni (Sambal Filippine)
mirra: un costoso e dolce profumo chiamato mirra
Anche l'uso di un termine di importazione ha i suoi rischi. Si distinguerà tra un termine imprestato, ma già conosciuto e assimilato nella lingua di arrivo, e un termine di nuova importazione, ancora sconosciuto ai parlanti la lingua di arrivo.
Le lingue si arricchiscono in continuazione di termini che prendono da altre lingue e che dopo un certo tempo sono percepiti non più come termini stranieri ma come termini propri. Un termine imprestato potrà perciò essere utilizzato come qualsiasi altro termine. Un termine di nuova importazione, invece, è un termine che non ha ancora nessun significato conosciuto nella lingua di arrivo, e ha perciò bisogno di essere accompagnato da qualche modifica opportuna.
Ci possono essere casi in cui non è possibile usare né un termine generico né un termine di importazione. In questi casi si potrà ricorrere a un termine di una COSA o di un EVENTO che non è esattamente equivalente ma che però è presente nella lingua di arrivo. Ciò funzionerà bene quando la funzione dei referenti è la stessa e la forma non è importante: in questo caso, sostituire lupo a coiote non comporterà nessun problema.
Alcune precauzioni sono però importanti.
Se si sta traducendo il resoconto di un EVENTO storico, o di preciso fatto reale, sarà necessario fare riferimento a COSE o EVENTI specifici, e non introdurre riferimenti a COSE o EVENTI diversi.
Se il racconto parla di un personaggio che mangia una banana, sarebbe inappropriato parlare di uno che mangia un'arancia. Meglio parlare di uno che mangia un frutto chiamato banana, cioè tradurre usando un termine generico con l'aggiunta di una modifica.
Quando si sta traducendo un documento storico, l'uso di un sostituto culturale crea un anacronismo. Sarà meglio perciò ricorrerere a uno dei modi di traduzione precedenti. Anche se si può tener presente che alcuni anacronismi sono meno problematici di altri. Ad es., l'uso di alcune equivalenze di misura, come kilo, kilometro è meno notevole che l'uso di automobile o carro.
Secondo il genere letterario del testo in questione, tuttavia, i sostituti culturali possono funzionare bene. Ad es., in un testo didattico tradotto in Aguaruna veniva usato un esempio che diceva: "può un albero di fico produrre olive, o una vite produrre fichi?". Siccome gli Aguaruna non conoscono né i fichi né l'ulivo, in una prima traduzione si usarono dei termini importati con l'aggiunta di modifiche. Capitò però che i destinatari si interessarono tanto a immaginare come i fichi e l'ulivo erano fatti che il punto didattico dell'esempio passò del tutto dimenticato. Si provvide quindi a fare una seconda traduzione in cui vennero usati dei sostituti culturali, dicendo semplicemente "può un avocado produrre frutti di palma, o una vite produrre avocado?". Tutto andò liscio.
Prima di usare un sostituto culturale, tuttavia, sarà bene porsi alcune domande.
Quanto sono simili le due COSE o i due EVENTI ? Se sono molto simili, ci saranno sicuramente meno problemi.
Si può usare una frase descrittiva senza distorcere tanto il testo? Se si può usare, allora è meglio una frase descrittiva che un sostituto culturale.
Quanto sono culturalmente isolati i destinatari della nuova traduzione? Più sono isolati, più numerosi saranno i sostituti culturali cui si dovrà ricorrere.
Se un traduttore non ritiene necessario usare un sostituo culturale in un passaggio di tipo storico, non lo userà nemmeno in un passaggio di tipo didattico. In tutti e due i passaggi del testo si userà dunque la medesima soluzione. Si avrà quindi una concordanza di equivalenze lessicali lungo tutto il documento.
In breve, i sostituti culturali comportano sempre una certa distorsione del senso, e dovrebbero essere usati solo come ultima risorsa, quando tutte le altre soluzione si sono rivelate insufficienti.