Sommario 

14 Cooccorrenza e concordanza di unità lessicali - Testo

Bibliografia :

Larson, Mildred L.,  Meaning-Based Translation. A Guide to Cross-Language Equivalence, Lanham-New York-Oxford: University Press of America; 1997: pp. 155-167.

14.1 Combinazioni speciali
14.2 Ampiezza di combinazione
14.3 Scontri di combinazione
14.4 Concordanza
Esercizi

 

Approfondimento delle lezioni 10-11 sulle "co-ocorrenze" e sulle loro implicazioni per la traduzione.

 

Per cooccorrenze si intendono quelle parole che ricorrono insieme con altre parole in particolari costruzioni. Alcune parole possono ricorrere insieme con un certa frequenza, oppure raramente, oppure mai, perché ad esempio non avrebbero senso.

Le combinazioni di parole non sono sempre identiche nelle varie lingue. "I had a dream" si può dire in inglese, ma in italiano si dirà "Ho fatto un sogno", e in russo "Ho visto un sogno".

 

14.1 Combinazioni speciali

In ogni lingua ci sono delle combinazioni fisse o obbligate. Esse ricorrono in un certo ordine o sempre insieme, ad es. "sano e salvo", "di qua e di là", "giorno e notte" ecc. In queste combinazioni è sovente difficile identificare il significato delle parti.

Se la combinazione ricorre in un ordine fisso, cambiare questo ordine comporterà un senso di non naturalezza.

Le frasi idiomatiche sono speciali combinazioni o combinazioni fisse di parole che hanno significato come un tutto, e il significato della frase totale non corrisponde a quello delle sue parti.

Grande attenzione sarà necessaria nel tradurre le frasi idiomatiche. Una traduzione letterale risulterebbe assurda. Il traduttore si assicurerà del significato corretto nella lingua di partenza, e dopo cercherà una frase equivalente e naturale nella lingua di arrivo.

Ci sono anche combinazioni speciali, il cui significato è simile, e che perciò possono essere considerate insieme. Ad es. : il re ha abdicato, la governante si è licenziata, il principale si è dimesso : significano tutte e tre la medesima cosa: ognuno dei soggetti ha lasciato il proprio lavoro o la propria posizione. Eppure, i verbi non possono essere scambiati: non si potrà dire: "la governante ha abdicato" o "il re si è licenziato".

 

14.2 Ampiezza di combinazione

La lista delle parole con cui un termine può accompagnarsi viene detta ampiezza di combinazione. Ogni parola di una lingua ha la sua ampiezza di combinazione o delle restrizioni che ne limitano il suo uso significativo. Le possibilità combinatorie di due o più termini possono anche coincidere in parte, ma non del tutto. 

Se questo è vero all'interno della stessa lingua, lo è molto di più passando da una lingua all'altra. Due termini potrebbero avere la medesima possibilità combinatoria per quanto riguarda il senso principale, ma non per il loro senso secondario o figurato.

Solo un parlante di lingua madre può giudicare se una particolare combinazione è sì o no accettabile, soprattutto se si sta tentando una nuova combinazione. Le lingue cambiano e c'è una costante estensione o riduzione della possibilità combinatorie di una parola. Sovente nella traduzione, sarà necessario limitarsi a tradurre il significato di una particolare combinazione, per la difficoltà di trovare nella lingua di arrivo un'altra combinazione equivalente a quella della lingua di partenza.

 

14.3 Scontri di combinazione

Chi parla una lingua che non è la sua lingua madre compie sovente degli errori di combinazione, usando insieme delle parole che non possono essere usate insieme, o dal punto di vista grammaticale o dal punto di vista lessicale o anche dal punto di vista sintattico. Difficilmente, tali scontri di combinazione ricorrono se uno traduce nella sua propria lingua, ma possono invece insinuarsi facilmente quando si traduce in una lingua non propria. Una combinazione accettabile inuna lingua può non essere accettabile in un'altra.

Alcune volte ci può essere uno scontro culturale tra ciò che viene detto in un testo sorgente e i modelli della cultura di arrivo. In tal caso, non si deve adattare il testo al modello culturale, ma se ne deve rispettare il senso traducendo letteralmente la combinazione: non si tratta infatti di uno scontro di combinazione, ma di uno scontro culturale.  

Ad esempio: al tempo e nei luoghi di Gesù, il pastore andava davanti alle pecore, mentre in Sardegna il pastore va dietro alle pecore. La combinazione delle parole "pastore - avanti - dietro - andare" è una combinazione possibile e significativa nelle due lingue, anche se una risulta strana nell'altra cultura. Adattare la frase alla cultura di arrivo significherebbe però procedere ad una modifica dei contenuti, più o meno profonda a seconda dei casi. In altre parole, gli scontri culturali non vanno eliminati, non si trasforma la cultura orientale in quella occidentale. Può tuttavia essere utile, in casi simili, aggiungere una frase del tipo "secondo il loro uso".

Per quanto riguarda le restrizioni di combinazione, si ricorderà che ogni lingua ha le sue.  Per evitare degli errori, in questi casi, sarà bene fare grande attenzione quando le parole sono usate in senso figurato o secondario. Un consulente di madre lingua sarà il miglior aiuto in simili circostanze.

 

14.4 Concordanza

Una parola sarà in genere tradotta in tanti modi quanti sono i sensi in cui viene usata. Ogni senso corrisponderà a una parola diversa. Tradurre una parola sempre allo stesso modo può dar luogo a scontri di combinazione. Per questo motivo, non ci sarà mai una perfetta concordanza tra le parole del testo di partenza e le parole del testo di arrivo.

Per essere più precisi, si dovrà parlare di una concordanza reale e di una pseudo-concordanza. Una concordanza è reale quando in un testo una parola è usata coerentemente in riferimento ad un medesimo concetto, cioè ha lo stesso significato in ogni sua ricorrenza. In tal caso, sarà anche possibile tradurre sempre con uno stesso termine.

Altre volte invece un termine che ricorre più volte in un testo può non riferirsi sempre al medesimo concetto, potendo anche essere usato in senso figurato. In questi casi, non è consigliabile mantenere l'apparente corrispondenza del termine, che si risolverebbe soltanto in una pseudo-concordanza, che nella lingua di arrivo sarebbe piena di scontri di combinazione.

In breve e come linea di tendenza, una concordanza reale sarà mantenuta anche in traduzione ogni volta questo sia possibile, una pseudo-concordanza no. L'autore potrebbe, ad es., avere usato una concordanza reale come strumento linguistico per segnalare un tema, una caratteristica del discorso, o per motivi di stile. Usare dei sinonimi nella lingua di arrivo al posto di uno stesso termine nella lingua di partenza avrebbe come conseguenza di privarsi di quegli strumenti di cui l'autore si è voluto servire per rendere più chiaro o più personale il suo testo. 

Tuttavia, anche nel mantenere una concordanza reale, si farà attenzione alle caratteristiche e alle esigenze proprie della lingua di arrivo.

Esempio: "amore-amare" in greco (più termini)  e in italiano (meno termini) , o in sardo (meno termini e diversi). Un testo inglese, per quanto riguarda il termine "amare-amore" avrà certo un grado di concordanza più alto rispetto al corrispondente greco. In Amuzgo termini diversi a seconda se il soggetto che ama è di uno stato sociale più alto o più basso.

In una traduzione, sarà dunque inevitabile avere un minor grado di concordanza. L'importante, però, sarà che il significato sia equivalente nei due testi, e che i termini voluti dall'autore come concordanti siano lasciati concordanti anche nel testo di arrivo, se questo non distorce il senso.