Sommario
©Vita Nostra
2000, anno 40, n.42, Domenica 26 novembre 2001, p. 6
di Antioco Ledda
Il tre di Dicembre inizia il tempo dAvvento. Quando e come è nato questo periodo liturgico? Quali aspetti biblici, patristici e liturgici mette in evidenza? Non è senza importanza domandarselo. La conoscenza della sua storia e dei suoi contenuti sono il presupposto necessario per una pastorale dellAvvento.
Verso il quarto secolo, i libri liturgici attestano in Francia e in Spagna un periodo di preparazione al Natale. La Chiesa di Roma, che ha dato origine alla festa del Natale, vi scorge linizio del mistero della Pasqua. In ciò che si celebrava nelle comunità doltrAlpe vede un tempo di preparazione alla festa dellIncarnazione come avveniva per la Pasqua.
Prepararsi allevento del Natale presuppone una conoscenza del suo significato. In questo è stato decisivo il pensiero dei padri della Chiesa.
S. Agostino, scrivendo al cristiano Gennaro che gli aveva posto una serie di questioni sulla liturgia, gli risponde asserendo che considera il Natale come una semplice memoria, un anniversario d'importanza straordinaria nella storia del mondo, ma non un sacramento. Solo la festività pasquale merita questo titolo, perché essa è segno della morte e della risurrezione, espressa dalla solennità, dalliniziazione battesimale e dalla liturgia eucaristica. La festa del Natale, invece, non comprende queste caratteristiche: essa è semplice evocazione, memoria, anniversario, commemorazione catechetica.
Concentrato sul mistero della Pasqua, S. Agostino non ha dato importanza al simbolismo biblico luce-tenebra, pur presente nella data del solstizio dinverno, 25 dicembre, cui accenna nei suoi sermoni parlando della festa pagana della nascita del Sole vittorioso.
È quanto invece farà S. Leone Magno. Nei suoi sermoni sul Natale del Signore parla di sacramento e con un certa frequenza, in modo particolare nellottavo sermone precisa ulteriormente il suo pensiero. Nella festa del Natale Cristo opera e in tale celebrazione agisce la grazia della sua rinnovata presenza. La liturgia celebra questo mistero presente, e giustifica il tempo dellAvvento come attesa di Cristo sia nellultimo giorno sia nella prima venuta in occasione della sua incarnazione. Questo pensiero giustifica il titolo dato in oriente al natale come Pasqua non lavorativa di tre giorni e in Sardegna di Pasca e Nadale.
Nella prospettiva di S. Leone Magno, che considera il Natale come attualizzazione della nascita di Gesù, il tempo dAvvento può essere liturgia autentica sia della natività sia della seconda venuta del Signore.
Per questo il Concilio di Saragoza del 380 chiede ai cristiani di partecipare alle riunioni ecclesiali dal 17 dicembre al 6 gennaio.
Nel 6° secolo Gregorio di Tour menziona un tempo di digiuno dall11 novembre (festa di s. Martino di Tour) a Natale, chiamato più tardi quaresima di S. Martino. Questo è il tempo in cui lAvvento assumerà la stessa ampiezza della Quaresima.
Lorigine dellAvvento è attestata, quindi, dal quarto alla metà del sesto secolo come tempo di preparazione al Natale. Proprio nel momento in cui nella liturgia romana questo tempo liturgico assume maggiore importanza, il suo significato si sdoppia: preparazione al Natale e attesa della seconda venuta. Come mai?
Da una parte, la liturgia romana considera il Natale solo come una festa preparatoria alla Pasqua, una Pasqua anticipata, riservando a questa il posto centrale nel mistero della salvezza. Daltra parte, la sensibilità popolare, biblica e istintivamente teologica dei fedeli, si concentrò sulla festa del Natale e ciò comportò la celebrazione di una duplice attesa in sintonia con il mistero pasquale inteso con linizio del trionfo sul male: lumiltà dellincarnazione è collegata alla croce come redenzione definitiva dal peccato. Il termine avvento, preso in prestito dal vocabolario pagano che significa arrivo, venuta; anniversario di un arrivo, di una venuta, assume il valore d'attesa e di preparazione. Designò dapprima la nascita del Signore e lanniversario della sua entrata nel mondo, quindi la preparazione a tale fatto e infine lattesa della seconda venuta di Cristo.