Arresonamentos
Problematiche sarde, di Boreddu Morette
©Vita Nostra 2000, anno 40, n. 45, Domenica 17 dicembre 2000, p. 11
Centinaia di persone che la sala, vasta e bassa (opprimente), non conteneva: un 'sacco' di gente contenta di ritrovarsi insieme, in tanti. Che costituisce, poi, il vero contenuto di ogni festa, anzi la condizione del piacere nel partecipare a qualsiasi manifestazione umana: il trovarsi a vivere una comune esperienza, condividendo con altri l'impegno e le emozioni. Un successo per chi l'ha organizzato: il presidente Floris e l'assessore Onida dovrebbero essere contenti, essendone stati i responsabili politici. Ma, forse, non è stato così!
Dopo i politici, hanno parlato i tecnici, con diverso valore proprio ed attenzione da parte del pubblico. Qualche tema era inutile e toglieva tempo prezioso, un altro relatore era lì per obbligo istituzionale ma annoiava, nel pubblico girava un'aria di passione che taluni interventi non esaurivano.
Ma i due dei professori principali sono stati seguiti con interesse vero e Massimo Pittau e Giulio Paulis hanno ben adempiuto al loro compito di esporre l'esito dei lavori della loro commissione. Si tratta di questo: agli undici esperti, i più qualificati "scienziati" oggi presenti sul tema della lingua sarda, è stato chiesto dalla Regione di indicare una norma ortografica per uniformare la scrittura, intanto ad uso dei documenti regionali e poi nell'utilizzo scolastico e privato. Tali norme servono anche per scrivere la lingua sarda parlata in ciascun paese, quella che tutti concordano venga insegnata nelle rispettive scuole e riproposta dalle famiglie. E, facendo un passo in avanti: è possibile iniziare ad individuare un percorso per cui, soprattutto in funzione delle situazioni urbane, dove tanti giovani hanno come prima lingua l'italiano, si arrivi ad una unificazione linguistica? Concretamente: in quale sardo verranno redatti i documenti della Regione? In quale la traduzione della Bibbia? Cosa proporre ad un giovane cagliaritano (o sassarese, o oristanese), che voglia ex-novo apprendere sa limba?
C'è un'opinione che afferma l'utilità di servirsi distintamente del campidanese e del logudorese, cioè delle due principali varianti. E c'è quella di lavorare, in certi ambiti e per motivi di unità più generale dell'espressione dei Sardi, una lingua già utilizzata e che possiede la capacità di funzionare da comune espressione (la koinè, si dice, riprendendo la condizione delle persone colte del mondo greco-romano a partire dal terzo secolo avanti Cristo).
Come si vede, ciascuna di queste opinioni contiene vantaggi e svantaggi. Chi scrive ritiene che sia il caso di lavorare con la prima ipotesi e di incoraggiare gli esperti a lavorare anche nella direzione della seconda. A ciò servirebbe l'istituto per la lingua sarda, da promuovere e dotare di risorse in relazione all'importanza del progetto. Durerà, certo, anni: ma la costruzione di una lingua-standard, da utilizzare in ambiti prima solo ufficiali ma non solo, è un compito indispensabile per tutti i popoli e per tutte le lingue. E, allora, le polemiche? Malintesi,gelosie politiche, strumentalizzazioni? Chi è contrario all'utilizzo della lingua sarda ha certo imbevuto la penna nella polemica amplificata ad arte. Mettere in risalto che la lingua, invece di unire, divide, è un'arma per coloro che non vogliono che la Sardegna si muova con unità e protagonismo. Tocca, però, a chi concorda sulla ripresa ed il rilancio della lingua e della cultura, quale espressione di un più generale progresso del nostro popolo e della nostra terra, evitare che i loro nemici si avvantaggino delle divisioni. In sostanza, ci sono dei temi unitari che bisogna tenere lontani dalla polemica degli schieramenti politici e di partito. La lingua è una di questi.
Boreddu Morette